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  • Immagine del redattoreGiulia Bernardinello

FALLIRE PER CREDERE

Pensiamo agli insuccessi, alle scommesse perse, ai sogni infranti e alle aspettative mai vissute e pensiamo a dove ci troviamo oggi, adesso, in questo momento. Ecco, ora, abbiamo davvero fallito?


È sempre giusto parlare di fallimento quando una situazione che pensavamo ci fosse cucita addosso per noi cambia, muta, si reinventa, ci stacca da dove eravamo e ci catapulta ad affrontare un’altra realtà?


Forse no.


Forse le situazioni, le persone e anche un po’ i noi dei futuro che non ascoltiamo mai abbastanza, ci stanno dicendo che le situazioni che pensavamo fossero fallimentari sono un’occasione, un’opportunità, una risorsa, un consiglio per abbracciare nuovi inizi, e andare dove veramente volevamo essere.


Aver interrotto un corso universitario scelto dal bis nonno, intrapreso con la pragmaticità di un automa ed esserci poi ritrovati ad impegnarci nella realizzazione di ciò che ci faceva veramente sentire vivi, è un fallimento?


Aver detto basta ad un amore che ci faceva sentire incompleti, inadatti, non più felici e senza luce, è un fallimento?


Non frequentare più il migliore amico di nanna pomeridiana del nido che ci fa sentire sfiduciati, inconcludenti o semplicemente negativi, è un fallimento?


Non sono anni persi, sono investiti, è tempo che guadagniamo in fiducia con noi stessi e poi con gli altri, è quell’ autostima che ci porta ad evolvere.


Sono scelte che nella più difficile forma di accettazione e comprensione MI - FANNO - STARE - SEMPLICEMENTE - BENE.


Attenzione.


Quando pensiamo di prevedere un fallimento sembra sempre tutto più grande di noi, irrisolvibile, che non sarà mai più bello abbastanza, invece, quando si sta cambiando rotta, ci si rende semplicemente conto che ci stavamo dolcemente ascoltando.


Buon fallimento a tutti.

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