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  • Immagine del redattoreGiulia Bernardinello

PERCHE' PROCRASTINIAMO?- Non fare oggi quello che puoi fare domani

Una delle lamentele più ricorrenti è quella di non avere tempo a sufficienza, capita però, che quando si presenti l’occasione giusta, procrastiniamo il da farsi.


Perchè?


Perchè le cose poco importanti si fanno subito, quelle importanti no.

Più un’attività è saliente per noi, più crediamo di aver bisogno di un'eccessiva dose di concentrazione ed un lungo periodo di tempo a disposizione prima di svolgerla.

Si sa, il processo decisionale coinvolge il cervello ed il suo complesso meccanismo di prendere in considerazione una cosa piuttosto che un’altra, ma non prendiamo abbastanza sul serio il fatto che procrastinare costi.


Immediatamente ci sentiamo appagati, proviamo un importante senso di liberazione e potere, subito dopo invece, siamo terribilmente abbattuti e ci sentiamo inconcludenti. Spesso chi rimanda all’indomani, prova un senso di ansietà, preoccupazione e sintomi che coinvolgono il sistema immunitario, a volte insonnia. Si tratta di un comportamento acquisito col tempo, ma niente paura, si possono imparare a sviluppare nuove strategie più produttive per affrontarci faccia a faccia.


Per procrastinare, ci diamo numerose motivazioni, una di queste è che lavoriamo meglio sotto pressione, ovvero siamo particolarmente produttivi all’ultimo minuto. Man mano che l’evento si avvicina, minore è la sua distanza nel tempo e più realistica è la percezione del suo impatto sulla nostra vita (teoria della attualizzazione temporale). Oppure, l’indecisione si prende gioco di noi e ci ostacola, come se non fossimo noi a prendere quella scelta. Ancora, inconsapevolmente, ci si auto-sabota, cadendo in un circolo vizioso di scuse e vittimismo. Infine, può succedere che il perfezionismo ci faccia brutti scherzi e dire “lo faccio domani, ma meglio”. Indubbiamente, la paura di affrontare qualcosa e la scarsa competenza di un fenomeno influiscono nel procrastinare il proprio dovere.


È bene distinguere, come sempre, norma e patologia, rendendosi conto che se rimandiamo in un dato momento e in un preciso contesto della nostra vita, è tutto ok, siamo umani. Ma, se il rimandare diventa cronico, iniziamo a parlare di un problema ben più complesso che ha a che fare con la regolazione emotiva, la motivazione e le abilità di autocontrollo.


Questo comune ritardo volontario ma irrazionale di un piano d'azione si disimpara, e ci sono delle ottime possibilità di acquisirne uno diverso.


- Una buona percezione di sé stessi, ad esempio, può essere un ottimo inizio, poiché aiuta a conoscere meglio l’andamento delle energie personali, che non hanno la stessa intensità durante la giornata.

- Conoscere i propri punti di forza è un’ulteriore possibilità di affrontare i propri obiettivi in modo produttivo e competente.

- Comprendere quando e come inganniamo noi stessi. Essere consapevoli delle proprie emozioni e dei proprio pensieri automatici ci permetterà di smettere di agire impulsivamente, assecondando le nostre emozioni altalenanti.


Infatti, quando procrastiniamo, non facciamo altro che spostare l’attenzione altrove, cioè la dove è più piacevole stare. Sembrerebbe che nelle persone che non procrastinano in modo cronico, il cervello invii meno segnali di allarme rispetto alla spiacevolezza della situazione. Al contrario nelle persone che rimandano in modo cronico, l’esperienza di avvicinarsi a un dato evento spiacevole è caratterizzata da stress.


Imparare a prediligere un'attenzione realistica sul compito, ci fa ascoltare le nostre sensazioni, senza giudicarle con impulsività.


"Quando pensate di dover aspettare di avere più entusiasmo, è in realtà quello stesso pensiero un buco nella vostra tanica di carburante, attraverso il quale l’entusiasmo sta colando via".

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